martedì 3 marzo 2009

GREGORIO DI TOURS, Historia Francorum

La conversione di Clodoveo (496)

[GREGORIO DI TOURS, Storia dei Franchi, II, a c. di M.OLDONI, I, Napoli, 2001, pp. 130-35]

"La regina non smetteva di pregare perché Clodoveo arrivasse a conoscere il vero Dio e abbandonasse gli idoli. Eppure in nessun modo egli poteva essere allontanato da queste credenze, finché un giorno fu dichiarata una guerra contro gli Alamanni, durante la quale egli fu costretto per necessità a credere quello che prima aveva negato sempre ostinatamente. Accadde infatti che, venuti a combattimento i due eserciti, si profilava un massacro e l’esercito di Clodoveo cominciò a subire una grande strage. Vedendo questo, egli, levati gli occhi al cielo e con il cure addolorato, già scosso dalle lacrime, disse: “O Gesù Cristo, che Clotilde [moglie di Clodoveo] predica come figlio del Dio vivente, tu che, dicono, presti aiuto a coloro che sono angustiati e che doni la vittoria a quelli che sperano in te, io devotamente chiedo la gloria del tuo favore, affinché, se mi concederai la vittoria sopra questi nemici e se potrò sperimentare quella grazia che di te dice d’aver provato il popolo dedicato al tuo nome, io possa poi credere in te ed essere così battezzato nel tuo nome. Perché ho invocato i miei dei ma, come vedo, si sono astenuti dall’aiutarmi; per questo credo che loro non posseggano alcuna capacità, perché non soccorrono quelli che credono in loro. Allora, adesso, invoco te, in te voglio credere, basta che tu mi sottragga ai miei nemici”. E dopo aver pronunciato queste frasi, ecco che gli Alamanni si volsero in fuga, e cominciarono a disperdersi. Poi, quando seppero che il loro re era stato ucciso, si sottomisero alla volontà di Clodoveo dicendo: “Ti preghiamo, non uccidere più la nostra gente: ormai siamo in mano tua”. Ed egli, sospese le ostilità, parlò all’esercito e, tornando in pace, raccontò alla regina in qual modo meritò d’ottenere la vittoria attraverso l’invocazione del nome di Cristo. Allora la regina comanda di nascosto al santo Remigio, vescovo della città di Reims, di presentarsi, pregandolo d’introdurre nell’animo del re la parola della salvezza. Giunto presso di lui, il vescovo cominciò con delicatezza a chiedergli che credesse nel Dio vero, creatore del cielo e della terra, che abbandonasse gli idoli, i quali non possono giovare né a sé né ad altri. Ma Clodoveo rispondeva: “Io ti ascoltavo volentieri, santissimo padre; ma c’è una cosa: l’esercito, che mi segue in tutto, non ammette di rinunciare ai propri dei; eppure, egualmente, io vado e parlo a loro secondo quanto m’hai detto”. Trovatosi quindi con i suoi, prima ch’egli potesse parlare, poiché la potenza di Dio lo aveva preceduto, tutto l’esercito acclamò all’unisono: “Noi rifiutiamo gli dei mortali, o re pio, e siamo preparati a seguire il Dio che Remigio predica come immortale”. E queste decisioni vengono annunziate al vescovo, che, pieno di gioia, comandò che fosse preparato il lavacro. Le piazze sono ombreggiate di veli dipinti, le chiese sono adornate di drappi bianchi, si prepara il battistero, si spargono balsami odorosi, risplendono i ceri fragranti di profumo e tutto il tempio del battistero è soffuso d’una essenza quasi divina e in quel luogo Dio offrì ai presenti la grazia di sentirsi posti fra i profumi del paradiso. Allora il re chiede d’essere battezzato per primo dal vescovo. S’avvicina al lavacro come un nuovo Costantino, per cancellare il morbo della lebbra antica, per sciogliere in un’acqua fresca macchie luride createsi lontano nel tempo. E, quando Clodoveo fu entrato nel battesimo, il santo di Dio così disse con parole solenni: “Piega quieto il tuo capo, o Sigambro; adora quello che hai bruciato, brucia quello che hai adorato”. Il santo Remigio era vescovo di grande scienza ed assai istruito negli studi retorici, ma anche tanto elevato in santità da poter essere paragonato a Silvestro nei miracoli. Esiste infatti ora un libro intorno alla sua vita che racconta come egli risuscitò un morto. Così il re confessò Dio onnipotente nella Trinità, fu battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e venne segnato col segno del sacro crisma col segno della croce di Cristo. Del suo esercito, poi, ne vennero battezzati più di tremila. Fu battezzata anche sua sorella Albofleda, che non molto tempo dopo migrò a Cristo. E per lei il re si rattristò e il santo Remigio gli inviò una lettera consolatoria che esordiva in questo modo: “Mi duole, tanto mi duole la ragione della vostra tristezza, perché vostra sorella di buona memoria, Albofleda, è trapassata. Ma possiamo consolarci perché ella lasciò questo mondo in tale stato che dobbiamo noi più invidiarla che piangerla”. Poi si convertì anche l’altra sorella di Clodoveo, di nome Lantechilde, che era caduta nell’eresia degli Ariani, e fu battezzata, dopo aver confessato che il Figlio è uguale al Padre ed allo Spirito Santo".

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