lunedì 10 maggio 2010

NdR 04



Il Nome Della Rosa (1986)



Notazioni sul contesto storico

Nel novembre 1327 Ludovico il Bavaro scende in Italia. Il papa avignonese è Giovanni XXII (Jacques de Cahors).

Nel 1305 Clemente V (1305-1314), ligio a Filippo IV il Bello e suo complice nella “oscura” vicenda della soppressione violenta dei Templari, aveva trasferito la sede papale ad Avignone (1305-1377), lasciando Roma in preda all’anarchia e alla lotta di fazioni.  Si avvertì la necessità di ristabilire la dignità della città eterna, dove dovevano essere incoronati gli imperatori del Sacro Romano Impero. Per questo, gli imperatori Enrico VII di Lussemburgo, Ludovico il Bavaro e Carlo IV di Boemia tentarono di restaurare il potere imperiale in Italia.

Enrico VII di Lussemburgo (1308-1313), chiamato dallo stesso Clemente V, era sceso in Italia nel 1310, accolto dalle città ghibelline e da un forte partito antiguelfo (cfr. Dante esiliato); ma nel 1313 muore a Buonconvento, mentre si dirigeva contro Roberto d’Angiò, che aveva occupato la città leonina.

Nel 1314, cinque dei sette grandi elettori tedeschi nominano imperatore Ludovico di Baviera (1314-1347), ma nello stesso tempo l’arcivescovo di Colonia e il conte palatino eleggono Federico d’Austria.

Nel 1316 Giovanni XXII succede a Clemente V; Roberto d’Angiò lo convince a non riconoscere nessuno dei due imperatori, in modo da rimanere capitano della Chiesa nel Regno di Sicilia.

Nel 1322 Ludovico batte Federico d’Austria. Giovanni XXII lo scomunica e Ludovico a sua volta lo accusa di eresia.

In quello stesso anno, a Perugia, il generale dei Francescani, Michele da Cesena, accoglie le istanze degli Spirituali, dei quali Ubertino da Casale (1259-1330ca) era stato uno dei massimi sostenitori e che erano fortemente osteggiate dal papa, perché mettevano in discussione la ricchezza del clero, ma soprattutto perché minacciavano le pretese papali in merito all’investitura degli imperatori e dei vescovi stessi.

Tali teorie erano avvalorate dal pensiero di Marsilio da Padova, Dante, Guglielmo di Occam, ecc., che videro prima in Enrico VII e poi in Ludovico il defensor pacis di Marsilio, che attribuiva al popolo l’origine del potere civile ed ecclesiastico e quindi subordinava la chiesa all’imperatore.

Giovanni XXII, nel 1323, con la decretale Cum inter nonnullos, condanna le proposizioni dei Francescani, e vuole al suo cospetto Michele da Cesena.  Ludovico, quando nel 1327 scese in Italia, si appoggiò agli Spirituali contro il partito del papato avignonese.  Ma trovò forti opposizioni da parte delle forze guelfe, non riuscì a minacciare gli Angioini di Napoli perché mancò l’incontro con la flotta aragonese, e tornò in Germania, dove nel 1347 venne deposto e sostituito con Carlo IV di Boemia.

Carlo IV di Boemia (1347-1378), ligio alla curia, scese in Italia con 300 cavalieri, ma solo per fare bottino.  Tornato in Germania, emanò la Bolla d’oro (1356), con cui si stabiliva che l’imperatore fosse eletto dai 7 grandi elettori tedeschi, di cui 3 ecclesiastici e 4 laici: era il trionfo delle pretese feudali in Germania.

Nessun commento:

Posta un commento