lunedì 10 maggio 2010

NdR 05


Il Nome Della Rosa (1986)

Gli ordini regolari: francescani e domenicani (di Roberto Crosio)
Il movimento francescano
Tra XII e XIII secolo, l'organizzazione ecclesiastica sta operando un grandioso sforzo di contenimento delle tendenze riformatrici potenzialmente eretiche: l’artefice di questa complessa strategia è l'energico papa Innocenzo III. La strategia di Innocenzo prevede la repressione violenta soltanto delle tendenze eretiche che si dimostrino irrimediabilmente irrecuperabili: tenterà invece in più modi di riconvogliare nell'alveo della tradizione e dell'ortodossia le frange più moderate dei movimenti riformatori. In questa delicata strategia, volta a volta violenta o conciliante, Innocenzo utilizzerà come strumenti operativi i due nuovi ordini mendicanti dei Francescani e dei Domenicani.

Giotto - Il sogno di Innocenzo III , ciclo di affreschi della Chiesa di san Francesco ad Assisi. Il papa Innocenzo III sogna che la Basilica del Laterano minaccia di crollare e viene sostenuta dalle spalle di San Francesco, chiaro segno di confermare la Regola del nuovo Ordine
Francesco d'Assisi dopo una giovinezza dissipata, rinuncia pubblicamente a tutti i suoi beni e si converte ad una vita di povertà assoluta e di penitenza, fondando l'ordine dei Frati minori, che si ispirava al ritorno alla vita evangelica ed apostolica, all'umiltà ed alla povertà, nella totale adesione alla Provvidenza divina. I nuovi frati condurranno una vita esemplare di povertà e di castità  facendo propri i temi centrali della tradizione patarino-valdese.  Francescani e domenicani daranno la vivente dimostrazione, agli occhi dei fedeli, dei rinnovamento morale della Chiesa.  Nella loro predicazione, l'obiettivo prioritario sarà la lotta ed il recupero degli eretici.  Ora esiste per la prima volta la possibilità di vedere riconosciuti e praticati i loro modelli di vita all'interno dell'istituzione ecclesiastica. 
Inviando nelle diocesi i nuovi frati, direttamente legati dal vincolo di obbedienza al pontefice, il papa raggiunge un duplice obiettivo: da un lato contrasta ed ingloba i fermenti eretici sempre rinnovantisi, dall'altro controlla e stimola alla moralizzazione dei costumi il clero locale, sempre esposto ai rischi della mondanizzazione. 
   Le diffidenze iniziali del pontefice verso il giovane Francesco che, da laico, gli chiede l'autorizzazione a predicare, ed a prestare la propria opera in ospizi e lebbrosari, svaniscono presto di fronte alla totale professione di obbedienza di frate Francesco.  Per integrare il nascente movimento nell'istituzione ecclesiastica, Innocenzo ordina diaconi Francesco ed i suoi frati.  In segno di umiltà, ai « frati minori » è prescritta la tonsura.  Un cardinale –di Curia è incaricato di proteggere il nuovo ordine.
Giotto, La presentazione della regola di S. Francesco a papa Innocenzo III
Il destino del movimento francescano si gioca tutto in un breve lasso di tempo: gli ultimi cinque anni di vita del Santo.  Nel 1221 frate Francesco stende la Regola dei suo ordine. Per lui si tratta già di un pesante compromesso con lo spirito che aveva guidato le sue iniziative nei dieci anni precedenti.  Aveva predicato, per le contrade umbre l’amore per tutte le cose e le creature: il Cantico è pervaso da un intimo senso eguaglianza e di parità.  L'acqua, il sole,  il povero, il ricco sono per Francesco eguali: la stessa infinita distanza che li separa dall'unico Signore li affratella in una radicale uguaglianza. 
Muta gradualmente la struttura dell'ordine francescano sotto le spinte della Curia romana. Non più libere comunità di eguali, ma un generale e tanti ministri quanti sono le province in cui operano i frati. Questi non si spostano più continuamente, nell'infaticabile predicazione itinerante delle origini; non si costruiscono più capanne come provvisori rifugi notturni, né dormono nelle grotte o sotto le stelle.  Ora le comunità vivono esclusivamente in conventi (di tipo monastico), coltivano le terre, ottengono lasciti e donazioni. E’ sempre più difficile mantenere la povertà radicale degli inizi; per molti confratelli, la rigida disciplina di preghiera e di mortificazione corporale risulta eccessivamente severa.
La Curia romana è assai preoccupata dagli atteggiamenti di povertà radicale ( e di critica alle proprietà ecclesiastiche ) che spesso emergono dall'ambito francescano.  Facendo leva sui dissensi interni all'Ordine, il Pontefice impone a Francesco la revisione della Regola.  La nuova Regola ( 1223 ), rielaborata con l'intervento del Cardinale protettore dell'Ordine, impone ai frati - fin dal preambolo - l'incondizionata obbedienza al Pontefice ed al ministro generale, impone ai  frati minori » di predicare solo se autorizzati dal ministro generale del vescovo locale.  Gli elementi dell'Ordine ritenuti troppo radicali vengono così neutralizzati.
Giotto, Chiesa Superiore di Assisi, San Francesco riceve dalle mani di Onorio III la bolla che approva definitivamente la sua regola
  Allo stravolgimento dei suoi intenti originari Francesco reagisce con la solitudine:         isolato tra i suoi stessi confratelli, riprende la vita eremitica della sua giovinezza. Soltanto la lettura del suo testamento, dopo la sua morte nel 1226, chiarirà che la sua ispirazione morale era rimasta intatta: la Chiesa ed i conventi, vi ribadiva, devono vivere in totale povertà.  Nei confronti della Chiesa, tuttavia, il Santo riconfermava la necessità di un'assoluta obbedienza, « anche in caso di persecuzione » da parte dell'autorità ecclesiastica. E’ questa completa acquiescenza alle direttive ecclesiastiche a segnare il radicale divario tra il francescanesimo ed il contemporaneo valdismo. 
Anche Francesco proviene da una ricca famiglia di commercianti: suo padre è un agiato mercante di Assisi.  Come Valdo, anch'egli si stacca da un mondo corrotto per ritornare alla povertà ed alla purezza evangeliche, vestito del solo saio.  Tuttavia, di fronte alla diffidenza e all'ostilità del clero non assume gli atteggiamenti valdesi di disprezzo e rifiuto della Chiesa.  Si appella al papa, ed alle sue direttive presta una totale obbedienza.  Non critica le funzioni e tanto meno l'esistenza della gerarchia ecclesiastica, ma ne chiede soltanto la moralizzazione dei costumi.  Il pontefice ha buon giuoco nell'imbrigliare progressivamente il movimento, smussandone le punte più radicali.
Il movimento, dopo la morte di Francesco,  si dividerà poi in Spirituali, più rigorosi, e Conventuali, più inclini ad accettare le donazioni ed a vivere in modo più morbido la stessa regola di povertà.

I Domenicani
Domenico di Guzmann ( 1170 / 1221 ) dedicò la sua vita alla lotta contro le eresie pullulanti nella Francia meridionale. Colpito dal rigore morale, dalla dottrina e dalla vita rigidamente ascetica praticata dai predicatori eretici, egli si convinse della necessità di contrastarli con le loro stesse armi; perciò si impegnò a creare l'ordine domenicano, formato di dotti predicatori, capaci di offrire un esempio di severa vita religiosa e di contrastare la propaganda degli eretici sul terreno teologico-dottrinale
Innocenzo III favorì in ogni modo fin dal principio l'iniziativa di Domenico che nel 1217 si stabilì a Roma e diede un formidabile impulso allo sviluppo dei conventi domenicani, tanto che questi nel 1235, pochi anni dopo la sua morte, erano già più di trecento. Il frate domenicano utilizza altri armi rispetto a quelle del francescano: conosce approfonditamente la teologia cattolica, sa predicare o convincere , insegna in scuole ed università, adeguando ogni volta la scelta dei temi e del linguaggio al suo uditorio. Ai domenicani, colti e dottrinalmente preparati, Innocenzo affida la gestione dei tribunali dell’Inquisizione.
S. Domenico fa eseguire la prova del fuoco (tavola dal Polittico dei domenicani, prima metà XV secolo ). La prova del fuoco divide i libri ortodossi dai libri ereticali. La funzione storica dell'ordine domenicano sarà quella dell'insegnamento affiancata dalla lotta contro le eresie.

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